Archive for marzo, 2024

R- Buccina, Buccinare, Buccinatore; Maccheronico: Stage; Animali; Accento; Eufemismo; Moltilibri

marzo 22, 2024

Newsletter originale del 3/7/2008

Bùccina
Dal latino bucina(m) ‘conchiglia’ oppure composto di bos ‘bue’ e cano ‘canto’, perché era uno strumento tratto da un corno di bue.
Sostantivo femminile.
1. Grossa conchiglia marina ritorta, usata nell’antichità come tromba.
2. Nella Roma antica, strumento a fiato ricurvo, simile al corno da caccia, usato dai soldati delle milizie.

Buccinàre
Dal latino bucinare, derivato di bucina ‘buccina’.
Anche bucinàre, sbuccinàre.
Verbo intransitivo [io bùccino ecc.; ausiliare avere].
(antico) Suonare la buccina.

Verbo transitivo.
1. (antico) Bandire, proclamare con la buccina.
2. (Antico, estensione) Divulgare, spargere voci e insinuazioni, specialmente in modo furtivo: per appurare se già in paese si buccinasse qualcosa intorno all’omicidio (Pirandello).

Buccinatóre
Dal latino buccinatore(m), derivato di bucina ‘buccina’.
Sostantivo maschile.
1. (antico) Suonatore di buccina.
(estensione, non comune) Chi racconta malevolmente i fatti altrui.
2. (anatomia) Piccolo muscolo appiattito della guancia che interviene nel movimento delle labbra.
Anche come aggettivo: muscoli buccinatori.

Giapponese maccheronico

Stage [staZ]
Voce francese; dall’antico francese estage ‘soggiorno’, derivato di ester ‘restare’, dal latino stare ‘stare’.
Sostantivo maschile invariabile.
Periodo di formazione o perfezionamento professionale trascorso presso un’istituto universitario o un’azienda, per acquisirvi la preparazione professionale necessaria a svolgere una certa attività.

Ci scrive Marco Marcon.

— Stage, nel significato di esperienza lavorativa temporanea, è parola francese e andrebbe pronunciato [staZ]. Pronunciarlo all’inglese [‘steidz] è un errore grossolano perché in inglese “stage” esiste ma vuol dire tutt’altro. Gli inglesi usano “work experience”o “internship” per questo significato. —

Grazie Marco. Aggiungo che stage in inglese significa: palcoscenico, teatro, grado, fase, stadio di missile, tappa, ponteggio e pontile.

Animali di parole

Buccina è una parola derivata da animale, sia esso una conchiglia o un bue.

L’accento, questo sconosciuto

Si dice bùccina, e non buccìna. Scommetto che avete sempre sbagliato.

L’eufemismo

Quando uno è grasso, ma proprio grasso, si dice che è robusto.

Molti libri per nulla

Quarto indizio, ventitreesimo libro

Sai cosa ti propongo? Che in realtà la colpa è del padre dell’assassino, dell’educazione che gli ha dato, un po’ di sociologia e di psicologia, che fa subito sembrare il tutto più profondo. E poi alla gente piace sempre pensare che la colpa non sia del colpevole, ma che sia di qualcun altro, che il colpevole sia in realtà la vittima, o almeno che anche lui sia una vittima del Sistema. Ecco, ci mettiamo il Sistema.

R- Fiacco, Fiaccare, Geisha; Schiele; Giuoco; Moltilibri

marzo 21, 2024

Newsletter originale del 2/7/2008

Fiàcco
Latino flaccu(m), di origine indeuropea.
Aggettivo [plurale maschile fiacchi].
Privo di energia, di vigore; debole: sentirsi fiacco; opporre una fiacca resistenza.
(figurato) Debole, poco brillante, noioso: un discorso fiacco.
Mercato fiacco: di scarsa attività.

Fiaccàre
Derivato di fiacco.
Verbo transitivo [io fiàcco, tu fiàcchi ecc.].
1. Privare delle forze fisiche o morali; debilitare, spossare: la malattia lo ha fiaccato; fiaccare la resistenza di qualcuno. Sinonimi: prostrare, spossare.
2. Spezzare qualcosa piegandola o sforzandola: fiaccare un ramo.
Fiaccare le ossa, le costole a qualcuno: bastonarlo.
(figurato) Fiaccare le corna a qualcuno: umiliarne la superbia, l’arroganza.

Verbo intransitivo [ausiliare essere] e verbo intransitivo pronominale.
1. (antico) Perdere forza, vigore; diventare fiacco: come tu vedi, a la pioggia mi fiacco (Dante).
2. (antico) Rompersi, spezzarsi: Quali dal vento le gonfiate vele / caggiono avvolte, poi che l’alber fiacca (Dante).

Una (parola) giapponese a Roma

Geisha [‘geiSa]
Voce giapponese; propriamente ‘danzatrice, artista’, composto di gei ‘arte’ e sha ‘persona’.
Meno comune gheisa, gheiscia.
Sostantivo femminile invariabile.
1. Giovane donna giapponese istruita nel canto, nella musica, nella danza e nell’arte del tè, addetta a intrattenere gli ospiti nei conviti e nelle riunioni.
Maniche alla geisha: maniche a kimono, ampie e che formano un tutt’uno con il corpetto dell’abito.
2. (estensione) Donna di facili costumi, cortigiana.

Come si dice Schiele

Tamara de Lempicka, pittrice polacca, si pronuncia [ta’mara de lem’pizka].

Frasi per giuoco

Lavorare ai fianchi
Nel pugilato, colpire l’avversario ripetutamente ai fianchi per fiaccarne la resistenza.
(figurato) Sottoporre qualcuno ad attacchi continui e logoranti.

Berilio Luzcech continua a proporre frasi per giuoco.

Molti libri per nulla

Terzo indizio, ventitreesimo libro

– Bello questo libro, ci sono 32 assassini, quattro morti per incidente e due suicidi.
– Quello che sto leggendo io è eccezionale: pensa che in 120 pagine sono già morti in 46, davvero un bel libro.
– Aspettate, aspettate, ve ne posso consigliare io uno: 440 morti! Descritti a uno a uno: una media di 0,97 morti a pagina. È sicuramente il libro più bello che abbia mai letto, con almeno 80 morti di distacco sul secondo.

Elegante, Elegantone, Vibra-call; Personedapaesi; Abita

marzo 20, 2024

Elegànte
Dal latino elegans -antis, derivato di eligere ‘scegliere’.
Aggettivo.
1. Che ha insieme grazia e semplicità, rivelando cura e buon gusto senza affettazione o eccessiva ricercatezza, detto degli atti, del comportamento o della persona: andatura, portamento elegante; il giorno in cui se ne andò di casa lo fece in maniera elegante e indolore: lasciando un biglietto (Tabucchi); spesso con particolare riferimento all’acconciatura e al vestire: dei giovani molto eleganti; la società, il mondo elegante; gli ambienti eleganti della vita cittadina.
Anche di cose: una elegante fuoriserie; un mobile elegante; un edificio di linee elegnati; una via, un quartiere elegante.
Abito elegante: usato per indicare un abito da pomeriggio o da sera o da cerimonia, di stoffa e fattura fini, in contrapposizione all’abito sportivo o da mattina o da ufficio e simili, che non ha quindi pretese di eleganza.
Con riguardo al modo di scrivere o di parlare: stile, discorso elegante; un elegante parlatore; Giovani vati e artefici eleganti (Foscolo). Talvolta con valore di avverbio: scrivere, vestire elegante.
2. Scrittura elegante: (paleografia) scrittura tracciata con particolare accuratezza calligrafica; si usa specialmente nella locuzione capitale elegante, con cui viene indicata, in contrapposizione a capitale rustica, una tipizzazione della scrittura capitale libraria esemplata sulla scrittura capitale epigrafica.
3. (estensione) Fine, sottile: una elegante questione di filologia; una elegante disquisizione letteraria; anche abile, disinvolto: si è difeso, ha ribattuto l’insinuazione in modo molto elegante.
Nel linguaggio dei matematici, dei fisici e degli informatici, di dimostrazione, formula, soluzione o procedura caratterizzate da semplicità di metodo dimostrativo, simmetria, e simili; con significato analogo, si usa anche con riferimento a dimostrazioni di fatti giuridici e morali.

Elegantóne
Accrescitivo di elegante.
Sostantivo maschile (femminile elegantona).
Indica con ironia o lieve disprezzo chi veste abitualmente con eleganza affettata o vistosa, e quindi con sostanziale ineleganza: aveva avuto la sua epoca da elegantone, i talchi finissimi, le lavande inglesi, i gilet di cachemire e le cravatte su misura (Giuseppe Montesano).

Una (parola) giapponese a Roma

Vibra-call [vibra’koll]
Voce inglese, composto di vibra(tion ‘vibrazione’ e call ‘chiamata’.
Anche vibracall.
Sostantivo femminile invariabile.
Nei telefoni cellulari, funzione per cui la suoneria è sostituita o integrata da una vibrazione avvertita dall’utente.

Persone da paesi

Niccolò Circignani, pittore italiano del 1500, è detto il Pomarancio perché nato a Pomarance, in provincia di Pisa.
Anche Antonio Circignani, pittore italiano a cavallo tra 1500 e 1600, è detto il Pomarancio pur non essendo nato a Pomarance, perché figlio di Niccolò.
Pure Cristoforo Roncalli è un pittore italiano a cavallo tra 1500 e 1600, e lui è detto il Pomarancio essendo nato a Pomarance, ma non è parente degli altri due Pomaranci.

Abita come mangi

Gli abitanti di Pomarance si possono chiamare sia pomarancini che pomarancesi, quindi non si sbaglia mai.

Nomade, Nomadismo, Nomadico, Perlèche; Perle; Appunto

marzo 19, 2024

Nòmade
Dal latino nomas -adis, greco nomas -ados, propriamente ‘che pascola, che va errando per mutare pascoli’, dal tema di nemo ‘pascolare’.
Aggettivo e sostantivo maschile e femminile.
1. Di gruppo etnico, e suoi appartenenti, che pratica il nomadismo: popolo, stirpe, tribù nomadi, pastori nomadi; come sostantivo, spesso riferito in particolare agli zingari: una tribù, una carovana, un accampamento di nomadi.
(estensione) di ciò che è caratteristico delle popolazioni nomadi: fare vita nomade.
2. (figurato) Di persona o gruppo che non ha fissa dimora e muta frequentemente residenza, o che si sposta continuamente da un luogo a un altro, anche per motivi inerenti all’attività svolta: essere, sentirsi un nomade; una compagnia di (artisti) nomadi. E con usi estensivi: da quando lasciai Torino ho sempre condotto vita nomade, ora solo, ora con la famiglia (Fogazzaro); nasceva costui … ereditando l’istinto nomade del padre e la naturale avarizia della madre (D’Annunzio); era un uomo nomade e libero, lieto dell’aria che respirava e della terra che calcava (Primo Levi).

Nomadìsmo
Derivato di nomade.
Sostantivo maschile.
1. (etnologia) Il modo di esistenza proprio di un popolo o tribù che muta spesso il luogo della dimora, vivendo generalmente in tende, capanne smontabili, ripari improvvisati; è tipico ancor oggi di alcuni popoli pastori (mongoli, chirghisi, beduini, tuareg, somali, ottentotti ecc.) che si spostano stagionalmente per condurre il bestiame a pascoli freschi, ma si verifica anche tra i cacciatori e raccoglitori aborigeni australiani in connessione con gli spostamenti degli animali selvatici o con i cicli vegetativi delle piante spontanee.
2. (estensione, figurato) Tendenza a viaggiare, a spostarsi continuamente, a mutare spesso residenza: il nomadismo dell’Alfieri; il nomadismo professionale degli inviati speciali.

Nomàdico
Derivato di nomade.
Aggettivo.
Relativo al nomadismo, ai nomadi; che pratica il nomadismo.

Una (parola) giapponese a Roma

Perlèche [per’leS]
Voce francese, derivato di perlécher, variante dialettale di pourlécher ‘leccare intorno; passare la lingua sulle labbra’, derivato di lécher ‘leccare’.
Sostantivo femminile invariabile.
(medicina) Lesione infiammatoria degli angoli della bocca, di natura batterica o micotica, che si presenta come una chiazzetta dapprima biancastra, che poi arrossa, ricoprendosi spesso di croste.

Perle linguistiche e L’appunto

“My confor zone”

Scritta ricamata su pantofole De Fonseca.
Si può dire comfort, all’inglese, oppure confort, alla francese. E basta. E, comunque, si può dire solo comfort zone.

Schizzinoso, Schifiltoso, Lernia, Schifiltà, Pepperbox; Insegna

marzo 18, 2024

Parole a confronto

Schizzinóso
Probabilmente derivato del settentrionale schizza ‘naso schiacciato, rincagnato’, schizzo e schizza ‘persona che ha tale naso’, derivato del dialettale schizzar ‘schiacciare’.
Anche, popolare, schizzignóso.
Aggettivo.
Che ha gusti eccessivamente difficili, esigenti, ricercati, specialmente nel mangiare e nel bere: è così schizzinosa che non ho il coraggio di invitarla a cena; anche, che prova e manifesta disgusto, insofferenza nei riguardi di persone, cose, modi ritenuti volgari: è molto schizzinoso nel fare nuove conoscenze, frequenta solo persone del suo ceto; la Fronda … rese le gentildonne francesi meno schizzinose del contatto plebeo (Cattaneo).
Anche sostantivato: è sempre stata una schizzinosa; non fare tanto lo schizzinoso!

Schifiltóso
Derivato di schifiltà.
Aggettivo.
Di gusti difficili, schizzinoso, specialmente per i cibi, per la qualità e il modo in cui sono preparati e presentati: è sempre stato schifiltoso nel mangiare; per estensione, difficile a contentarsi, esigente: certi clienti sono molto schifiltosi nella scelta delle stoffe; riceve molte proposte di lavoro, ma è talmente schifiltoso che le scarta tutte.

Lèrnia
Etimo incerto.
Aggettivo e sostantivo maschile e femminile invariabile.
(toscano) Schizzinoso, schifiltoso.

Schifiltà
Derivato di schifo.
Sostantivo femminile.
(non comune) L’essere schivo, schifiltoso; avversione eccessiva, o atto che la manifesta: io non la lodo già che, innanzi che la ne sia voluta ire al letto, ell’abbi fatto tante schifiltà (Machiavelli); estensione, ritrosia: stimò, sì, ingegnoso il piano …, ma forse inattuabile per la troppa schifiltà di Roberto (Pirandello).

Una (parola) giapponese a Roma

Pepperbox [,pepper’boks]
Voce inglese, composto di pepper ‘pepe’ e box ‘scatola’; propriamente ‘pepaiola’.
Sostantivo maschile e femminile invariabile.
Nome adoperato anche in Italia, talora nella traduzioni pepaiola, per indicare la pistola più comunemente nota come rivoltina, cioè una pistola a percussione diffusa nel secolo XIX formata da un fascio di canne rotanti che possono sparare singolarmente o in successione.

La creatività insegna

Immobiliare Italiana Kase Group

Esiste anche il sito, se non ci credete: http://www.italianakase.com.
Il loro slogan? “3 passi per visionare la tua nuova casa con la K.” Che è pure sbagliato, sarebbe dovuto essere “3 passi per visionare la tua nuova kasa con la K.”