Posts Tagged ‘perversi’

Opulento, Zenshu; Versi perversi; Perle

novembre 7, 2019

Opulènto
Dal latino opulentus, derivato di ops opis ‘mezzi, potenza, ricchezza’.
Aggettivo.
(letterario) Molto ricco, abbondante, copioso: i buoni Vecchi, levando al ciel le orazioni, Pensan frutti opulenti, se a Dio piaccia (D’Annunzio); una città opulenta; una famiglia opulenta.
(figurato) Gonfio, ridondante, enfatico: un linguaggio, uno stile opulento; con tono scherzoso, per lo più riferito a donna: una bellezza opulenta; una signora di forme opulente, con forme piene, abbondanti, rotonde, ma armoniosamente proporzionate.
In particolare, società opulenta, o società affluente, in tono polemico, la società consumistica dei paesi a capitalismo avanzato, schiava del benessere e condizionata dalla pubblicità, caratterizzata da squilibrî e contraddizioni strutturali. L’espressione deriva dalla traduzione del titolo di un’opera dell’economista statunitense J. K. Galbraith, The affluent society.

Opulènza
Dal latino opulentia.
Sostantivo femminile.
(letterario) Grande ricchezza, grande abbondanza di mezzi, e il fasto o la condizione di diffuso benessere che ne è la conseguenza: l’opulenza delle antiche città orientali; ove … sien ministri al vivere civile L’opulenza e il tremore (Foscolo).
Anche con i significati figurato e scherzoso di opulento e col senso generico di copiosità, dovizia: opulenza di stile, d’immagini; opulenza di forme.

Una (parola) giapponese a Roma

Zenshu [dzen’Su]
Voce giapponese, composto di zen e shu ‘scuola’.
Sostantivo maschile invariabile.
(religione) Organo garante di ciascuna delle scuole zen giapponesi.

Versi perversi

Nel brano "Eppur Mi Son Scordato Di Te" di Lucio Battisti, parole di Mogol, si trovano i seguenti versi:
Non piangere salame dai capelli verde rame
è solo un gioco e non un fuoco
lo sai che t’amo io ti amo veramente.

A parte il salame, il verderame (scritto attaccato) è un fungicida utilizzato in agricoltura di colore blu. In alternativa potrebbe essere la patina verde che si forma sulle superfici di oggetti di rame e leghe di rame. Blu e verde non sono esattamente colori che si associano ai capelli, infatti Mogol ha poi ammesso che intendeva scrivere che i capelli erano rossi, cioè color rame.
Grazie a Marco Marcon che ci ha fornito questo contributo.

Perle linguistiche

"Senza grassi aggiunti diversi da quelli contenuti nei suoi ingredienti."
Da una pubblicità radiofonica, proposta da Pietro Scalzo.

Deroga, Soigne; Lettori; Perversi

ottobre 14, 2019

Derogàre
Dal latino derogare, con il significato giuridico, composto di de- privativo e rogare ‘proporre una legge’.
Verbo intransitivo (io dèrogo, tu dèroghi ecc.; ausiliare avere).
1. (giuridico) In senso proprio, abrogare parzialmente una legge anteriore relativamente a determinate ipotesi; in questa accezione, il verbo ha come soggetto la nuova legge, o più raramente il legislatore, colui che emana la nuova norma.
(comune) Non osservare, legittimamente o illegittimamente, quanto è stabilito da un accordo, da una disposizione, da una consuetudine e simili: derogare a un contratto, a una norma; derogare all’etichetta di corte; per estensione, derogare alle prescrizioni del medico, non seguirle, allontanarsene in un determinato caso; derogare ai propri principi (frequente, ma impropria, la costruzione con la preposizione da: derogare dai propri principi). Il verbo è usato talora anche transitivamente, soprattutto nella forma passiva: le norme contenute in una legge imperativa non possono essere derogate.
2. (antico) Detrarre, togliere in parte, usata soltanto in alcune locuzioni: derogare all’onore, al merito, alla dignità di qualcuno.
Privare temporaneamente della nobiltà: professioni deroganti.

Dèroga
Derivato di derogare.
Sostantivo femminile.
L’atto, il fatto di derogare: derogare a un contratto, a una consuetudine; fecero chiamare il dirigente e il responsabile, protestarono e discussero e infine pregarono: ma il Regolamento non ammetteva deroghe (Sereni).
Si usa soprattutto nel linguaggio giuridico, amministrativo e burocratico, nella locuzione in deroga, derogando, facendo un’eccezione a quanto è stabilito: in deroga alle disposizioni vigenti.
Premio in deroga: quello attribuito ai dipendenti dello stato in casi eccezionali e in relazione a particolari esigenze di servizio.

Derogazióne
Dal latino derogatio -onis.
Sostantivo femminile.
1. Il derogare e l’effetto, oggi più comunemente deroga.
2. (antico) Perdita temporanea della qualifica di nobile in conseguenza dell’esercizio di una professione non confacente a un nobile (arti manuali, uffici pubblici minori ecc.), in base a un principio affermatosi soprattutto nei secoli XVII e XVIII.

Una (parola) giapponese a Roma

Soigné [sua’ne]
Voce francese, participio passato di soigner ‘curare, prendersi cura’.
Agettivo invariabile.
Di persona, curato, elegante, ricercato nei modi e nell’abbigliamento.
Di lavoro, minuzioso, rifinito con estrema accuratezza,

I lettori ci scrivono

Ci scrive Alex Merseburger, purtroppo citando marchi che non sono diventati sostantivi comuni.

— La VIBRAM (derivata da VItale BRAMani) mi ha fatto venire in mente ADIDAS derivato dal nome Adolf, soprannome ADI, e le iniziali del cognome DASsler.
Ancora meglio il signore veneto Caberlotto, fondatore della fabbrica di scarponi CABER. Quando lo sci andò in crisi, si rivolse allo sport estivo, inizialmente il tennis, fondando la LOTTO utilizzando la seconda parte del cognome. —

Versi perversi

Torna una rubrica quanto mai saltuaria: quella degli errori contenuti in poesie, canzoni o simili.
In Monna LIsa, di Ivan Graziani, un verso recita: "e io sto torturando la tela col rasoio e con le unghie". Purtroppo però la Monna Lisa di Leonardo non è una tela: è dipinta su una tavola di legno.

Avviso; Dazio, Caza; Perversi; Eufemismo; Rovinata

giugno 23, 2017

Avviso

La Parolata entrerà lunedì in stato di letargo estivo, fino almeno a lunedì 4 settembre. Ciò significa che i partecipanti al concorso delle Canzoni enigmistiche potranno finalmente andare a dormire a un’ora decente domenica notte o lunedì mattina. Lunedì prossimo verranno ancora pubblicati risultati della quarantaduesima canzone (- 10 canzoni al termine del concorso) e poi via di Parolata Ristampata!
Buone vacanze a tutte e tutti.

Parola

Dàzio
Latino medievale datio -onis, propriamente ‘il dare, il consegnare’, successivamente diventato datium -ii.
Sostantivo maschile.
1. Imposta indiretta sui consumi, di riscossione mediata, che colpisce la circolazione dei beni da uno stato all’altro o anche, in passato, da un comune all’altro: dazio d’importazione e d’esportazione, dazio d’entrata e d’uscita, dazio di transito.
Dazio (di) consumo: che si riscuoteva sia al passaggio della cinta daziaria, sia all’atto dell’introduzione dei beni nelle botteghe di vendita al minuto.
Pagare (il) dazio: (figurato) avere delle conseguenze negative a seguito di un errore o di un comportamento sbagliato.
L’ufficio del dazio, il luogo dove si riscuote l’imposta del dazio, e più spesso quello dove si riscuotevano i dazi di consumo: fermarsi al dazio.
2. (antico) Tributo diretto o indiretto.
Luogo dove si riscuoteva il tributo.
Gabella del dazio: antico tributo napoletano sulla vendita al minuto di generi alimentari.
Dazio delle bollette: tributo napoletano del secolo XVIII sugli stranieri che transitavano per il territorio delle diverse città o che si trattenevano qualche giorno.

Una (parola) giapponese a Roma

Cazà [kad’dza]
Adattamento italiano della voce turca kaza, dall’arabo qaḍa’, propriamente ‘giudicatura’.
Sostantivo maschile invariabile.
Nell’Impero ottomano, circoscrizione amministrativa cui era preposto un caimacam, ancora oggi in uso in Turchia, Siria, Palestina e Iraq.

Versi perversi

Essendo che, come pubblicato sulla Parolata:

un burattìno è un fantoccio per rappresentazioni farsesche popolari o infantili, costituito da una testa montata su un’ampia veste in cui si infila, come in un guanto, la mano del burattinaio che lo muove agendo dal basso;

e

la marionétta è un fantoccio snodato, per lo più di legno o di cartapesta, azionato dall’alto sulla scena di appositi teatrini dal marionettista, mediante fili collegati con il capo e con gli arti;

se ne deduce che il titolo del disco di Edoardo Bennato "Burattino senza fili" è un verso perverso, poiché il burattino non ha mai i fili. Avrebbe dovuto essere "Marionetta senza fili".

La disquisizione è stata offerta da Mt.

L’eufemismo

Continuano gli eufemismi di Marco Marcon per "prostituta": lucciola, mondana, passeggiatrice, peripatetica.

La parola rovinata

CERA
Il lume di una volta

Di Pietro Scalzo.

PINNACOLO, ROBE; Schiele; Perversi; Raffaele

febbraio 16, 2010

Parole a confronto

Pinnàcolo
Dal latino tardo pinnaculu(m), derivato di pinna ‘penna’.
Sostantivo maschile.
1. Guglia di forma piramidale o conica, caratteristica dello stile gotico.
Sommità di edificio.
2. (estensione) Vetta appuntita di una montagna, a pareti ripide e lisce.

Pinnàcolo
Dall’inglese pinocle, di etimo incerto, alterato sul modello di pinnacolo.
Sostantivo maschile.
Gioco di carte simile al ramino, eseguito con mazzo di 52 carte.

Una (parola) giapponese a Roma

Robe [pronuncia ‘rob]
Voce francese, propriamente ‘vestito’.
Sostantivo femminile invariabile.
Abito femminile, specialmente di taglio elegante.

Come si dice Schiele?

Alexander Calder, artista americano di sculture mobili, si pronuncia [alek’sander ‘kolder].

Versi perversi

Maurizio Codogno ci tiene a precisare che:
— non è colpa di Lucio Battisti se le informazioni motoristiche in "Sì, viaggiare" sono errate, ma di Giulio Rapetti in arte (e dal 2006 anche sulla carta d’identità) Mogol. —

Chiamatemi Raffaele

Secondo indizio
La storia ha inizio con un viaggio, con il quale il nostro protagonista porta i nuovi amici che ha appena conosciuto nel posto dove vive.

GALABIA, HELZAPOPPIN’; Lettori; Uomini; Accento; Perle; Raffaele

febbraio 15, 2010

Galabìa
Dall’arabo giallabiyya, forma popolare di gilbah.
Sostantivo femminile.
Ampia tunica in uso in Medio Oriente, formata da due rettangoli di stoffa combacianti, aperta davanti e con due scuciture laterali per le braccia.

Una (parola) giapponese a Roma

Hellzapoppin’ [pronunica heldza’poppin]
Voce inglese, titolo di un musical comico e poi un film di H. C. Potter del 1941, dalla locuzione hell is a popping ‘sta scoppiando l’inferno’.
Sostantivo maschile invariabile.
Situazione confusa, impredicibile e ricca di sorprese, pandemonio.

I lettori ci scrivono e Uomini e parole

Antonio Mignolli ci segnala che l’hurdy-gurdy , strumento medievale inglese, è la ghironda italiana. Lo ringraziamo e ne approfittiamo per elencare qualche altro sinonimo.
In inglese la ghironda è anche chiamata wheel fiddle, violino a ruota; in tedesco si chiama Drehleier; in spagnolo zanfona o viola de rueda; in francese vielle à roue.

Nelle isole britanniche, nel diciottesimo secolo, col nome hurdy-gurdy era anche chiamato l’organo a rullo, o organetto di Barberia, cioè l’organetto che permette di riprodurre automaticamente brani musicali trascinando al suo interno un nastro di cartone con le note codificate tramite fori o sporgenze su di esso. Tra l’altro, organo di Barberia deriva il nome dal suo inventore: Giovanni Barbieri.

L’accento, questo sconosciuto

Si dice galabìa, e non galàbia.

Perle dai porci

Non dobbiamo fermarci alla superficialità.

Barbara D’Urso, alla televisione.

Chiamatemi Raffaele

Forse la trappola della settimana scorsa ha inibito i partecipanti, così le risposte sono state di meno del solito. Indovinano comunque il solito Vizi Coloniali e Patrizia Franceschini al quarto indizio, guadagnando così rispettivamente 5+2 e 4+2 punti. Sono arrivate in redazione anche tre risposte sbagliate.

Questa volta era Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Italo Calvino.

La classifica cambia di poco, comunque la trovate qui. E poi, via con il trentesimo libro.

Primo indizio
Sicuramente il libro parla di un personaggio particolare, una persona che non si incontra tutti i giorni, anche se molti, specialmente uomini, si comportano come lui.