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Mimo, Dessert; Lettori; Battuta

giugno 7, 2016

Mìmo
Dal latino mimus, greco mimos dal tema di mimeomai ‘imitare, rappresentare imitando’.
Sostantivo maschile.
1. Particolare forma di commedia basata sulla rappresentazione realistica e buffonesca della vita, sviluppatasi come genere teatrale e letterario, in versi e in prosa, presso gli antichi Greci e Romani: i mimi di Senarco.
Nel teatro moderno, spettacolo teatrale nato in Francia nei primi decenni del Novecento, nel quale si rinuncia all’espressione verbale e si affida al gesto e alla mimica la rappresentazione di stati d’animo, sentimenti, azioni e simili.
2. (femminile: mima) Attore che interpreta spettacoli di mimo, con riferimento sia al teatro classico sia a quello moderno.
(letterario, non comune) Attore comico.
(figurato, spregiativo) Attore privo di dignità e serietà, con uso analogo a quello di commediante, buffone, istrione e simili.
3. In biologia, nel fenomeno del mimetismo, la specie che, per sopravvivere e sfuggire ai potenziali predatori, assume sembianze simili a quelle di altre specie, dette modelli, che non essendo commestibili sono più protette.
4. Uccello dei Mimidi, detto anche tordo sbeffeggiatore, di colore grigio scuro di sopra e biancastro di sotto, caratteristico per il canto melodioso e per la capacità di imitare alla perfezione il verso di qualsiasi altro uccello.

Una (parola) giapponese da Perilli

Dessert [des’sert]
Voce francese, propriamente ‘sparecchio’, derivato di desservir ‘sparecchiare’, composto del prefisso negativo dés- e servir ‘servire’.
Sostantivo maschile invariabile.
1. L’ultima o le ultime portate di un pasto, cioè frutta o macedonia, formaggio, dolce, gelato.
(estensione) Il momento corrispondente del pranzo o della cena: al dessert ci sono stati gli scambi degli augurî fra i convitati.
2. Il dolce servito al termine del pasto.

I lettori ci scrivono

Alberto Cacciari ci fa notare che, nel numero di venerdì, abbiamo erroneamente scritto che vagabondare è un verbo transitivo. Ha ragione lui, è ovvio, ma abbiamo inserito l’errore volontariamente per verificare se leggete attentamente la Parolata.

Battuta obbligatoria

Quando fate un errore e vi viene fatto notare, dovete dire "L’ho fatto apposta, volevo vedere se eri attento". La vergogna dell’errore rimane, ma almeno guadagnate punti-simpatia.